sabato 30 giugno 2018

IDEE per l'EUROPA dei POPOLI

 
 
Rinnovato giornale culturale, metapolitico, nazional-popolare, identitario, patriottico e sovranista... Presente e scaricabile comodamente online, stampato in 50.000 copie a diffusione militante, nei circoli e librerie d'area... Obbiettivo ambizioso: un mensile cartaceo in tutte le edicole d'Italia, dal prossimo gennaio 2019.

Un progetto editoriale promosso dal vulcanico Mario Borghezio (storico eurodeputato leghista, vice capo gruppo delle "destre europee", capo delegazione della commissione esteri, presidente della Fondazione federalista per l'Europa dei Popoli). Suo "braccio destro" in questa operazione culturale, trasversale e apartitica, è il "barone nero" Roberto Jonghi Lavarini (esponente della destra sociale, radicale e tradizionalista, presidente del movimento Fare Fronte, candidato con Fratelli d'Italia, alle scorse elezioni politiche). Questo lo "zoccolo duro" della squadra: Luciano Lucarini (editore), Andrea Rognoni (direttore responsabile), Max Bastoni (capo redattore e consigliere regionale lombardo), Edoardo Anghinelli (segretario di redazione).


Contatti, informazioni, proposte, collaborazioni, contributi:
 
"Radici profonde, rami forti" dice un vecchio detto della mia tribù Walser (tedesco-vallese" del Monte Rosa). Il mio ragionamento metapolitico parte da questa genuina e antica saggezza popolare. I Walser sono un piccolo e fiero popolo alpino germanico diviso in villaggi, enclave in alta quota, sparsi su tutto l'arco alpino, dalla Svizzera all'Austria, dove hanno mantenuto le loro tradizioni etnologiche, religiose e linguistiche (parlano un dialetto tedesco arcaico). In Italia sono certamente note a tutti le località turistiche di Gressoney, Im Land (Alagna Valsesia) e Z'Makanà (Macugnaga), alle quali aggiungo la mia Urnafasch (Ornavasso), paesini che hanno mantenuto intatte le proprie caratteristiche che ne fanno luoghi  tipici e affascinanti. Tornare nelle mie terre, o andare ai Walsertreffen (raduni internazionali delle comunità Walser) con le mie figlie, vestendo i nostri abiti tradizionali, brindando e cantando con il mio prossimo (etimologicamente, colui che mi è più vicino), mi fa ritrovare e connettere con le mie origini ancestrali, con la terra dei miei padri (da cui il termine patria), dando consapevolezza e forza alla mia identità, profondo significato etologico e spirituale alla mia esistenza su questa terra. Riallacciarsi alla Tradizione, è riprendere linfa e vigore, è essere in ordine, ovvero al posto giusto, deciso del buon Dio, dal destino, in questo universo. Ma ogni singola tradizione, come dicevano i grandi studiosi, filosofi e maestri, Julis Evola e Renè Guenon, fa parte e si riallaccia alla unica grande Tradizione che costituisce, insieme alle leggi naturali, la vera essenza della nostra umana civiltà, una unica visione del mondo, degli uomini e della società. Essere fedele alle proprie radici specifiche, vuol dire capire e rispettare quelle altrui, e partecipare veramente alla umanità nel suo complesso. Solo chi capisce e rispetta se stesso, può capire e rispettare gli altri. Questo è lo spirito comune, la weltanschauung, che unice gli amici, collaboratori e sostenitori dI questo progetto editoriale e delle storiche battaglie culturali e identitarie, prima che politiche, di Mario Borghezio. Questo giornale ha l'ambizioso obbiettivo di essere la base di un grande fronte nazional-popolare, per informare, formare e selezionare, secondo criteri meritocratici, una classe dirigente, consapevole e preparata, di autentici patrioti, una nuova aristocrazia europea, nel senso etimologico e tradizionale di governo dei migliori, che si dedichi veramente al bene delle nostre comunità locali, alla tutela dei territori e delle radici, alla difesa dei nostri legittimi e sacrosanti interessi politici, militari ed economici in Europa, nel "mare nostrum" Mediterraneo e nel mondo. Uniamo le forze e le Idee per l'Europa dei Popoli. Roberto Jonghi Lavarini

giovedì 21 giugno 2018

"Putin entusiasta di Salvini " Intervista con Aleksander Dugin, consig...

ALEXANDER DUGIN a MILANO

 
 
Politica - Affari Italiani - Milano

"Putin entusiasta di Salvini": l'intervista ad Aleksander Dugin

Putin è un fan di Salvini e la Russia tifa per il leader della Lega: parla Aleksander Dugin, consigliere del leader russo

Metti una sera in via Padova, tra scantinati trasformati in moschee e centri sociali. Tutti ad ascoltare il consigliere di Putin, lo scrittore e filosofo Aleksander Dugin che presenta il suo libro “Putin  contro Putin” (Ed. Aga).“ Il centro del mondo è in questi giorni Roma, con Di Maio e Salvini e il loro populismo integrale, vittoria metafisica del popolo italiano. Salvini risponde a tutte le sfide, è un successo mondiale: lui è un leader populista positivo. E’ il pensiero di  Putin, che è un  fan di Salvini. Tutti in Russia tifiano per lui. In Italia Soros e  i  globalisti stanno perdendo  la partita… Putin ha una grande simpatia per Salvini. Ora  in Europa è un momento decisivo, si prospetta una vittoria radicale del popolo sulla elite ultraliberale” Dicono che sia la mentre di Putin. Ideatore del nazionalbolscevismo, Dugin esalta   i valori  tradizionali contrapposti ai valori liberali che stanno andando portando il mondo verso caos e guerra .Alcuni analisti definiscono Putin un patriota, altri un liberale. Rimane la domanda: “Chi è Putin?”. Dugin da via Padova cerca di dare una risposta: “Vedo una grande Europa da Lisbona a Vladivostok”, con un asse Mosca- Pechino5. E una forte  Unione  Eurasiatica”  Inventore della “Quarta Teoria Politica“ (dopo liberalismo, fascismo , e comunismo ecco la Tradizione), Dugin paragona Putin all’imperatore Augusto. Leader della resistenza alla  post modernità e alla  turbo- globalizzazione “Putin somiglia a un funambolo su una corda tesa attraverso un precipizio. Ora è di fronte a un doloroso dilemma: quale direzione prendere? Verso il passato o verso il futuro?“ ci dice Dugin in questa intervista.” Per gli USA, una buona Russia è una Russia fragile: una Russia ripiegata su se stessa, debole, divisa, quasi morta, un “buco nero”, come la definì Zbigniew Brzezinsky . Il 71% dei Russi pensa che la Russia appartenga ad una civiltà a sé stante, “eura- siatica” e ortodossa, e che qualunque sviluppo in una direzione filo-occi- dentale non vada bene per il Paese. Stimolato  da Adriano Scianca, il dibattito ha visto duettare Dugin con il filosofo post marxista Diego Fusaro.«I signori della mondializzazione con il loro clero intellettuale giornalistico di accompagnamento stanno disgregando tutti i fondamenti della vita etica». Parla futurista; di turbocapitalismo apolide, di «globalizzazione linguistica», «contronarrazione demofila». Una neolingua che affascina il foltissimo pubblico di nuovi editori  (Maurizio Murelli , Andrea Scarabelli, Marco Battara) edi politologi presenti in sala. Aldo Bracco (Rivista geopolitica Eurasia) ,Pietro Fraccavento (movimento  internazionale euroasiatico), Giuseppe Ghilardini (Europa dei popoli) Roberto Jonghi Lavarini (Fare fronte), Avv, Maurizio Mengassini (Fondazione imperiale Romanov) Lali Panchlidze (ass. Italia Georgia Eursasia), Gianluca Savoini (sss, Lombardia Russia).